Significato dell’argomento
Il termine di pesticida comprende sostanze di sintesi o naturali attive contro gli insetti (insetticidi), crittogame parassitarie (anticrittogamici o fungicidi), fanerogame superiori (diserbanti ed erbicidi), inoltre contro gli acari, i nematodi, i molluschi ed i roditori.
Essi si utilizzano in ambiente agricolo (fitosanitari), in ambiente domestico o civile (presidi medico chirurgici o biocidi)
Epidemiologia
Circa il 40% dei pesticidi prodotti nel mondo viene utilizzato nel Nord America, il 25% in Europa occidentale ed il resto in altri continenti.
In Italia si utilizza circa il 2-3% della produzione mondiale. Negli ultimi anni in Italia il consumo di pesticidi, espresso in quantità impiegata, non è aumentato, ma è andato aumentando il loro costo.
Le classi di maggior impiego (in peso) sono quelle dei fungicidi seguita dagli insetticidi e dagli erbicidi.
I dati riguardanti le intossicazioni sono molto parziali e sull’argomento per le esposizioni acute, il Centro Antiveleni di Milano ha monitorato il fenomeno in tutta Italia a partire dalla fine degli anni ’80. Dalla fine degli anni ’90 insieme all’Istituto Superiore di Sanità ha avviato un progetto di sorveglianza che ha evidenziato come questa categoria di sostanze rappresenta circa il 6% delle esposizioni tossiche (circa 6000 casi ogni anno di cui i fitofarmaci sono circa 2.200) su tutto il territorio nazionale.
Nella esposizione professionale degli operatori agricoli (FITOSANITARI), per porre una corretta diagnosi di intossicazione da fitofarmaci bisogna considerare molte variabili:
a) se sono stati utilizzati dispositivi di protezione individuale, idonei, e adeguatamente manutenuti (i filtri delle maschere devono essere sostituiti regolarmente o non sono efficaci).
b) dove è stato eseguito il trattamento: serra, campo aperto.
c) con quali macchinari: mezzo cabinato, mezzo non cabinato, irroratrice a spalla, ecc.
d) in che momento dell’utilizzo è avvenuto il contatto: durante la fase di preparazione dei prodotti ci sono maggiori rischi, in quanto la sostanza è concentrata.
Considerando tutte queste variabili, per essere in grado di porre una diagnosi corretta di intossicazione da fitofarmaci occorre anche stabilire se i sintomi rilevati sono compatibili con la sostanza per quanto riguarda la via di esposizione, la dose potenzialmente assorbita e la latenza di comparsa dei sintomi.
Purtroppo solo per poche sostanze sono disponibili dei markers di esposizione; nella pratica clinica è disponibile in urgenza il solo dosaggio delle colinesterasi plasmatica, utilizzabile però solo in certe categorie di insetticidi che inibiscono la colinesterasi (carbammati e esteri fosforici)
L’esposizione domestica o civile a pesticidi disinfestanti (insetticidi, rodenticidi, tarmicidi) o BIOCIDI ha delle caratteristiche diverse: i prodotti sono destinati a distruggere, eliminare, rendere innocui, impedire l’azione o esercitare effetto di controllo su organismi nocivi per l’uomo ed il suo habitat.
Possono essere pericolosi perché contengono sostanze tossiche e nocive ed ogni anno sono responsabili di molti incidenti domestici (più di 1400 casi segnalati all’anno).
Gli incidenti accadono in più di 1/4 dei casi (27%) in bambini che quindi devono considerarsi un gruppo ad elevato rischio e che necessita di particolare attenzione, vista anche la suscettibilità biologica.Per questo dobbiamo imparare a conoscere meglio questi prodotti e a saper distinguere i prodotti più pericolosi.
Si evidenzia tuttavia che l’uso corretto di tali prodotti, secondo le indicazioni fornite in etichetta, garantisce una completa sicurezza d’impiego.
INSETTICIDI a base di ESTRATTO DI PIRETRO / PIRETROIDI
Il piretro ed i piretroidi hanno scarsa tossicità nell’uomo.
L’esposizione a questi composti determina in genere solo un effetto irritante a carico di mucose oculari, prime vie aeree e tratto digerente.
Solo per grandi quantità è possibile anche una tossicità a livello neurologico e polmonare (anche per la presenza di propellenti e additivi)
Le piretrine sono composti ad azione insetticida estratti dai fiori del Chrysanthemum cinerariaefolium.
I piretroidi sono analoghi sintetici di questi composti di origine naturale.
Le piretrine ed i piretroidi sono commercializzate sotto forma di polveri, soluzioni, tavolette spirali a lenta combustione e spray. In questo ultimo tipo di prodotti possono essere presenti solventi
tossicologicamente più pericolosi degli stessi principi attivi.
I composti sintetici si possono dividere a loro volta in due gruppi: tutti quelli che non contengono un gruppo CN (es. permetrina); tutti quelli che contengono gruppo CN (es. cipermetrina, deltametrina, fenvalerate).
Per i piretroidi che contengono un gruppo CN sono stati descritti episodi di tossicità sistemica caratterizzati da parestesie (secondarie al blocco dei canali del sodio), nausea, vomito, fascicolazioni, alterazioni dello stato mentale, coma, convulsioni, edema polmonare.
Il meccanismo di azione di questi composti deriva dalla loro capacità di inattivare i canali del sodio,bloccandoli in uno stato di apertura.
Per quanto riguarda i composti di origine naturale, non sono descritti casi di intossicazione sistemica. Questi composti, tuttavia, in caso d’ingestione possono provocare nausea, vomito, diarrea.
Inoltre, i composti di origine naturale sono sensibilizzanti e possono dare gravi fenomeni di allergia.
INSETTICIDI a base di ESTERI FOSFORICI (OP)
Sono preparati con potenziale tossicità per tutte le vie di esposizione
Gli insetticidi OP sono sostanze molto liposolubili, ben assorbite attraverso tutte le vie (cutanea, inalatoria, gastroenterica).
Svolgono la loro azione inibendo in modo irreversibile l’enzima acetilcolinesterasi, che è deputato alla degradazione del neurotrasmettitore acetilcolina: la sintomatologia è dovuta all’accumulo di acetilcolina.
Il legame fosforganico-acetilcolinesterasi in minima parte si scinde spontaneamente, permettendo così all’enzima di svolgere nuovamente la sua funzione. Nella maggior parte dei casi tale legame determina una modificazione chimica (aging) che non permette più all’enzima di agire.
L’accumulo di aceticolina provoca una iperstimolazione d’organo.
I sintomi osservati possono essere muscarinici, a carico della muscolatura liscia, ghiandole esocrine e nervi cranici (vago), o nicotinici coinvolgenti i muscoli striati e le fibre nervose pregangliari.
Sia i sintomi muscarinici che nicotinici sono a carico del sistema nervoso centrale.
Gli effetti muscarinici si traducono in una sintomatologia caratterizzata da sudorazione profusa, scialorrea, vomito, diarrea, bradicardia, miosi, broncorrea, edema polmonare acuto.
Gli effetti nicotinici causano sintomi caratterizzati da fascicolazioni, contratture muscolari, astenia, paralisi flaccida, tachicardia, ipertensione.
Sul sistema nervoso centrale è possibile osservare un quadro che va dal rallentamento
decisionale e motorio (per basse dosi), fino a diminuzione dello stato di coscienza, convulsioni, apnea, morte (per dosi più elevate).
Per confermare la diagnosi è utile dosare le acetilcolinesterasi (AChE) eritrocitarie. Tale dosaggio non è però effettuato in tutti i laboratori. In genere risulta disponibile il dosaggio delle pseudocolinesterasi (PChE), che sono però un indicatore meno affidabile.
INSETTICIDI a base di CARBAMMATI
Questi composti sono inibitori “reversibili” dell’Acetilcolinesterasi (AChE); dopo circa 2 ore il legame enzima-carbammato si scinde spontaneamente, permettendo all’enzima di riprendere la sua funzione.
La riattivazione spontanea dell’AChE fa si che la sintomatologia si autolimiti nel tempo.
I sintomi sono sovrapponibili a quelli dell’intossicazione da OP, anche se, solitamente, sono di più modesta intensità.
Tutto questo non deve però portare a sottovalutare l’intossicazione da carbammati: in
letteratura sono comunque descritti diversi quadri di intossicazione severa, in genere legati ad esposizioni massive, con sviluppo di una sintomatologia grave (cianosi, incontinenza urinaria, miosi, fascicolazioni, broncorrea, convulsioni, ipotermia).
FUNGICIDI a base di DITIOCARBAMMATI
I ditiocarbammati, utilizzati in agricoltura come anticrittogamici (FUNGICIDI), sono derivati della ditiourea o ditiocarbamide, nella cui molecola è presente un gruppo sulfidrile –SH legato al radicale tiocarbamico.
L’idrogeno del sulfidrile può essere sostituito da un radicale alchilico, oppure da un metallo come Ferro (ferbam), Manganese (maneb), Sodio (natam, metam) o Zinco (ziram, propineb).
La tossicità può dipendere anche dal metallo presente.
Tutti questi composti hanno tossicità acuta molto bassa, i loro effetti sono per lo più di tipo irritativo per la cute e le mucose.
Alcuni di questi anticrittogamici hanno la capacità di inibire l’aldeide deidrogenasi, provocando, in presenza di alcool, una sintomatologia da accumulo di acetaldeide (sindrome “simil antabuse”), caratterizzata da arrossamento del viso, sudorazione, cefalea, astenia, agitazione, tachicardia, ipotensione.
Nella nostra esperienza tale reazione si ha anche con modeste quantità di alcool
ingerito, o semplicemente assorbito per via cutanea (es. dopobarba).
In assenza di alcool i ditiocarbammati svolgono la loro azione irritativa a carico delle mucose e della cute e possono provocare disturbi gastroenterici, con nausea, vomito e diarrea.
A seguito di intossicazione sistemica può comparire una insufficienza respiratoria anche grave, tale da richiedere un supporto ventilatorio.
E’ importante ricordare che i ditiocarbammati non hanno un attività anticolinesterasica come i carbammati.
TARMICIDI
Costituiscono una frequente causa di esposizione nei bambini (spesso presenti in armadi e vengono scambiati da questi, per caramelle).
Nonostante siano sostanze dotate di possibile importante tossicità sistemica, in genere (a parte la canfora) per piccole quantità ingerite determinano solo sintomi gastroenterici.
Canfora (tavolette del peso di circa 8 g):
E’ un chetone ciclico del gruppo dei terpeni idroaromatici; è presente anche in preparati liquidi come alcool canforato (10%) e olio canforato.
Anche a dosi molto piccole (1-2 g.) può determinare eccitazione del sistema nervoso centrale a rapida insorgenza (a causa del suo rapido assorbimento intestinale) con tremori, ipertono e convulsioni; più tardivo il danno renale.
Naftalina (palline del peso di circa 5 g):
Ben assorbita per via orale, nel fegato viene successivamente metabolizzata ad alfa e beta naftolo, e da alfa e beta naftolchinolone; l’alfa naftolo ha proprietà emolitiche.
Può indurre anemia emolitica (specie in soggetti con deficit di G6PD) con pallore ed ematuria, mentre raramente dà alterazioni neurologiche (sonnolenza, convulsioni) e danno epatico.
Paradiclorobenzolo (cilindretti 1,5 g):
E’ un alogenuro arilico derivato dal benzene.
E’ la sostanza tarmicida a più bassa tossicità, ma per ingestione di dosi molto elevate può comunque determinare emolisi (più raramente danno neurologico, epatico e renale).
RODENTICIDI ANTICOAGULANTI CUMARINICI
Gli anticoagulanti cumarinici utilizzati come rodenticidi, inducono emorragie per inibizione dei fattori della coagulazione vitamina K dipendenti a livello epatico.
L’effetto anticoagulante si instaura generalmente dopo 12-18 ore, raggiunge il picco massimo dopo 36-48 ore e può persistere per 5-6 giorni.
Il loro meccanismo d’azione si basa sul consumo delle riserve epatiche di vitamina K, che entra come coenzima nella fase finale di attivazione di ben quattro fattori della coagulazione: fattore II (Protrombina), fattore VII (Proconvertina) , fattore IX (Fattore Antiemofilico B) e fattore X (Fattore di Stuart).
Non essendoci nessun effetto diretto sui fattori già circolanti, la comparsa dei sintomi avviene man mano che è consumata la Vit.K accumulata nel fegato, con un ritardo di molte ore o anche di giorni dall’assunzione, in dipendenza dalla tipologia di prodotto assunto e dalla quantità assunta.
Quando le emorragie si rendono ben evidenti i sintomi sono:
– melena (feci picee, segno di sangue digerito proveniente dal primo tratto dell’apparato gastroenterico)
– epistassi (colo di sangue dal naso)
– ematemesi (vomito con sangue)
– ematuria (sangue nelle urine)
– sanguinamento gengivale
– copiose perdite di sangue da piccole ferite, che si arrestano con difficoltà
– emorragie interne (emartro, emotorace o emoperitoneo).
Prevenzione
Leggere e seguire le istruzioni riportate in etichetta
Ogni prodotto riporta sulla confezione le modalità per utilizzarlo al meglio.
Vanno lette con cura e attenzione.
Di solito vengono elencati i componenti, secondo quanto richiesto dalle normative italiane ed europee e viene segnalata l’eventuale pericolosità del preparato.
Conservarli in luoghi appositi
Tenere i prodotti per la casa in un posto possibilmente chiuso (armadio, mobiletto), lontani dalla portata dei bambini ed in modo che non vengano confusi e scambiati con quelli di altro genere, per esempio alimentari.
Non togliere l’etichetta
In modo che si conosca sempre il contenuto della scatola o della bottiglia.
Non cambiare contenitore
Non travasare il contenuto in un contenitore diverso; se necessario per la diluizione, applicare un’etichetta con l’indicazione del contenuto.
Non usare comunque un recipiente per prodotti alimentari.
Non rimuovere i tappi
Nel caso in cui il prodotto abbia la chiusura di sicurezza non manometterla e richiuderla sempre accuratamente dopo l’uso.
Attenzione durante l’uso
Non lasciare una confezione aperta ed incustodita durante l’utilizzo.
Educare i bambini a non toccare i prodotti per la casa.
Evitare che gli animali domestici vengano a contatto con questi prodotti.
Prestare attenzione ai simboli di pericolo riportati sulle confezioni dei prodotti per la casa.
Per uso professionale
I prodotti classificati “Molto tossici”, “Tossici” e “Nocivi”, possono essere acquistati ed utilizzati solo da persone in possesso di “patentino”, rilasciato dall’Ispettorato Regionale per l’Agricoltura, competente per territorio, che si consegue sostenendo un colloquio al quale si è ammessi dopo aver frequentato un apposito corso.
Ricordiamo inoltre che è vietato:
– acquistare prodotti sfusi, non sigillati o non autorizzati dal Ministero della Sanità;
– acquistare senza patentino, da esercizi non autorizzati o da ambulanti;
– prestare o regalare a terzi i prodotti;
Qualunque sia la quantità di pesticidi acquistata, il loro trasporto in azienda deve essere eseguito in condizioni di sicurezza per l’integrità delle confezioni, evitando promiscuità con alimenti, bevande e mangimi.
Prima di utilizzare un prodotto è sempre necessario leggere le istruzioni per l’uso, il dosaggio, il campo di impiego ed il numero massimo di trattamenti consentiti (riportati anche sull’etichetta).
La preparazione della miscela va eseguita all’aperto, indossando i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e le attrezzature idonee.
Si deve calcolare bene la quantità di prodotto necessaria al trattamento, per evitare inutili sprechi e contaminazioni ambientali.
Una volta conclusa l’operazione di miscelazione i prodotti devono essere lasciati nelle loro confezioni originali, accuratamente chiuse.
Per un utilizzo “in sicurezza” è necessario che l’operatore conosca bene tutte le norme, che sono anche brevemente descritte sull’etichetta e in modo più approfondito nella “scheda di sicurezza”. In presenza di vento o in caso di pioggia è vietata sia la preparazione che l’irrorazione delle colture.
Se si effettuano trattamenti in prossimità di abitazioni è opportuno avvertire i residenti ed utilizzare, se possibile, lance a mano ed atomizzatori a spalla.
Al termine dei trattamenti è necessario apporre cartelli segnaletici riportanti la dicitura “Coltura trattata con Fitofarmaci” e per un certo periodo non entrare nell’appezzamento.I contenitori vuoti dei fitofarmaci vanno accuratamente sciacquati, scaricando le acque di lavaggio nel serbatoio della stessa macchina al fine di evitare alterazioni delle acque superficiali o del suolo; non possono essere raccolti dal servizio pubblico, né tantomeno interrati, abbandonati in canali o bruciati, ma devono essere smaltiti da Ditte o Centri autorizzati, il cui elenco è reperibile presso le Amministrazioni Provinciali.
Ai fini della tutela della sicurezza e della salute degli utilizzatori è molto importante il rispetto dei così detti “tempi di rientro”, cioè il periodo che intercorre tra la distribuzione del fitofarmaco ed il rientro in campo per attività manuali senza mezzi di protezione e senza che si verifichino effetti avversi sulla salute. Nel caso di miscela di due fitofarmaci aventi due diversi periodi di carenza, dovrà in ogni caso essere rispettato il periodo di carenza più lungo.
a) aerare l’ambiente;
b) allontanare l’infortunato dall’ambiente inquinato;
c) trattare lo stato di irritazione delle mucose delle vie aeree con umidificazione (suffumigi)
o aerosolterapia a base di cortisonici;
d) eventuale ventilazione bocca a bocca nei casi di arresto respiratorio.
a) liberare dai vestiti contaminati;
b) lavare la cute per vari minuti con acqua corrente (o acqua e sapone se si tratta di sostanze liposolubili).
a) lavare gli occhi a palpebre aperte con soluzione fisiologica sterile o acqua corrente per 15 minuti;
b) se gli occhi appaiono intensamente iperemici e compare edema o lacrimazione effettuare una visita oculistica quanto prima.
Se vi è ingestione di tossici, spesso viene spontaneo cercare di allontanare il veleno dallo stomaco nel più breve tempo possibile, mediante l’induzione del vomito tramite stimolazione meccanica dell’ipofaringe (dito in gola).
Questa manovra non è sempre corretta, poiché a volte è inutile data la bassa tossicità del composto ingerito, mentre in altri casi si può recare più danno che beneficio al soggetto intossicato, specie se privo di conoscenza. E’ quindi consigliato solo se suggerito dal CAV.
Il latte in genere non serve e talora è dannoso come nel caso di ingestione di prodotti facilmente
disciolti nei grassi (solventi, derivati del petrolio, naftaline, ecc.);
Il carbone attivato (che non è il comune carbone vegetale) e i protettori della mucosa gastrica
possono essere buoni antidoti ma vanno somministrati solo su suggerimento del CAV.
Solo per poche sostanze chimiche esistono antidoti specifici.
Nella maggior parte dei casi il trattamento è sintomatico.
NB) Insetticidi a base di esteri fosforici
La terapia dell’intossicazione grave da OP si avvale di due antidoti:
Atropina (utile anche nelle intossicazioni gravi da carbammati): antagonizza gli effetti dell’acetilcolina a livello dei recettori muscarinici.
La dose richiesta è quella necessaria ad inibire gli effetti a livello tracheobronchiale (assenza di secrezioni); indicativamente 2-4 mg endovena ogni 10-15 minuti.
Rammentiamo che l’atropina è il vero salvavita nell’intossicazione da esteri organo fosforici.
Pralidossima (non utile nelle intossicazioni da carbammati): è un riattivatore dell’acetilcolinesterasi: agisce solo se il legame tra OP ed enzima non è invecchiato; antagonizza i sintomi di tipo nicotinico.
La dose raccomandata è quella che riesce ad ottenere una concentrazione plasmatica di 4 mcg/ml, normalmente 8 g endovena nelle 24 ore.
NB) Rodenticidi anticoagulanti cumarinici
In presenza di alterazioni della coagulazione si somministra vitamina K1 (fitonadione) alla dose di attacco di 2-5 mg/kg e.v. (se necessario ripetere 2-3 volte ogni 12 ore).
Ma dato che l’effetto non è immediato si impone nei casi più gravi, per correggere la carenza dei fattori della coagulazione, una trasfusione di sangue intero (20ml per Kg di peso), o la somministrazione di plasma conservato i cui fattori della coagulazione permangono in buone concentrazioni per almeno 2 settimane (plasma fresco concentrato).
A cura di Angelo Travaglia
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